Una scrittrice con la testa fra le nuvole
Posso dirlo con certezza: almeno una minima percentuale delle scrittrici con cui sono entrata in contatto è approdata alla scrittura per trovare la propria dimensione in un mondo diverso rispetto a quello che abitano. Un luogo dove le cose, spesso, vanno esattamente come si desidera.
Di conseguenza, mi sembra di poter affermare che la maggior parte delle scrittrici sono sognatrici – e questo, forse, mi spiega anche come mai, da buona scrittrice con la testa fra le nuvole, le mie aspettative editoriali non siano ancora state del tutto esaudite.
Nel personale mondo metafisico e fantastico nel quale mi sono rifugiata per vivere la mia vita sfavillante, ammetto di non essere l’unica inquilina. Certo, anche lì ci abitano Love e Patata, ci sono le puntate di Sex & The City che riguardo per l'ennesima volta ogni, volta che posso e gli spaghetti sottilissimi che mio marito ha comprato. Ma oltre a questi condomini, loro non sanno che ci vive anche un’incantevole creatura, il mio assistente personale Koob. Questo mistico omino, ogni giorno – everyday – organizza delle meravigliose campagne editoriali. Con la massima cura mi fa recapitare direttamente sulla mia scrivania i vestiti di Samantha Jones – quelli che mi serviranno per l’importantissima presentazione del mio libro che si terrà domani. Anche se a dirla tutta nessuno lo sa, e forse nessuno ha letto il mio libro. Ma a noi va bene lo stesso: quando mi convinco di una cosa, Koob ci crede insieme a me.
«A proposito, Koob, se mi leggi, e di sicuro lo fai, ricordati che proprio ieri avresti dovuto addebitarmi sul conto i diritti guadagnati dalle prime novecentomila copie di Pagghiòla».
Ma abbandoniamo le nuvole, apriamo gli occhi e ritorniamo nel mondo reale.
«No, Simona, aspetta, oggi non possiamo, dobbiamo prenotare i biglietti per ritarare il Nobel». Va be’, lasciamo perdere. Allora, volevo dire: qui nel mondo reale tutto è molto più complicato di come si presenta nella fantasia – purtroppo.
«Simonaaaaaaaaaa, hai buttato gli spaghetti?» Questo è Love.
Quando ho cominciato a scrivere quello che poi sarebbe diventato il mio primo libro Pagghiòla io ci ho provato ad ascoltare la realtà, a tappare la bocca a Koob. A dirmi che non sarei diventata immediatamente una scrittrice di successo, che non mi avrebbero fermato il giorno dopo all’Esselunga mentre riempivo il carrello della spesa, ma Koob insisteva. Niente! Non ha voluto sentirne ragioni, così sto ancora aspettando il rendiconto dei diritti maturati.
Allora mentre guardo sognante la mia casella di posta e tengo d’occhio l’orologio per il tempo che manca agli spaghetti – sottilissimi l’ho già detto? Che poi mi chiedo perché Love si ostini a comprare questi spaghetti numero uno. Numero uno, capite? Uno, unooo, uno! Sarà che ho una passione per il cinque: numero cinque gli spaghetti, numero cinque il profumo di Chanel, numero 5(mila) le copie che ho venduto – mi ritorna in mente quello che un signore mi ha detto l’altro giorno all’Esselunga:
«Sa dove si trovano le zucchine, signora?»
«No, mi spiace, ma credo non siano di stagione».
«Ma che importanza ha signora? Se monta l’albero di Natale in estate nessuno può dirle che è ferragosto!»
Ecco Koob che mi dice di dargli retta. Ma io sono una scrittrice… e anche una psicologa… quindi alla fine gliel’ho detto: «Senta, se il sogno è un’illusione, prima o poi bisogna disilludersi per avvicinarsi al mondo reale».
Ecco quindi la ricetta, la mia eh, non quella di Koob: quando le aspettative vengono disilluse dalle opportunità reali non si devono abbandonare i piccoli sogni, né tentare in ogni modo di tappare la bocca a Koob… piuttosto provare ancora. Con fatica e impegno se ce ne fosse bisogno!
Se per incanto si realizzassero i sogni attraverso un colpo di palpebra, in che modo si avrebbe la possibilità di creare le esperienze e di essere fieri del proprio successo?
«Quindi cosa dobbiamo fare?»
«Sognare per adoperarci, Koob, creare aspettative per esaudirle».
«Controlla il tuo conto in banca, Simona! Sono arrivati i diritti dei tre milioni di copie vendute!».
«Davvero?».
Davvero complimenti.
Sei riuscita a strapparmi un sorriso e a descrivere con ironia le difficoltà di un'autrice emergente alle prese anche con la vita reale.