L'empatia è la capacità di mettersi nei panni dell'altra persona, di provare lo stato emotivo dell'altro. Tutti gli esseri umani ne sono dotati, solo che alcuni individui sviluppano maggiormente questa capacità rispetto ad altri – non è il caso di Lord Voldemort.
L'empatia ha dei lati oscuri che non sempre si tengono in considerazione. Ad esempio, la gestione delle emozioni che prova l'altra persona potrebbe sopraffarci, bloccarci.
Harry Potter ha le visioni delle azioni che metterà in atto l'innominato – ah no, l'ho nominato di sopra – e quasi sviene vedendo il suo patrigno in pericolo. In quel momento ha provato una forte empatia, ha sentito la paura ed è rimasto paralizzato dall'emozione provata.
Secondo me, proprio quando assistiamo a situazioni di ingiustizia, non sempre abbiamo la capacità di fronteggiare la situazione nel migliore dei modi. Proviamo forti emozioni mettendoci nei panni della vittima, da sentirci come lei: inerme – e noi non siamo nemmeno dei maghi.
Il non intervenire potrebbe farci passare dall'empatia al senso di colpa. «Potevo fare qualcosa, ma non ho fatto niente, proprio perché il pericolo è di diventare una vittima, non ho mica una bacchetta magica per difendermi».
Voglio la bacchetta magica!
Ho riflettuto a lungo su questo punto, sostenendo che l'empatia andrebbe insegnata nelle scuole.
In maniera parallela, andrebbe spiegato che intervenire in situazione sociali o che ledano la singola persona è compito della collettività. Credo che abbiamo bisogno della diffusione di un'empatia collettiva.
Non dovrebbe essere isolata la vittima, ma il carnefice, il bullo della situazione. Sono loro che dovrebbero sentirsi in difetto, inermi, inadeguati e non la vittima o coloro che vogliono intervenire per difenderla.
In fin dei conti pensandoci bene, Harry Potter riesce a sconfiggere il nemico unendo le forze di tutti i suoi amici. Insieme ottengono una vittoria che sembrava impossibile, proprio come quella che combattiamo, giorno dopo giorno, contro i mali della nostra società.
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